4 chiacchiere con..Johanna Najla!
La forza, la determinazione, la grandezza di una donna che ha fatto delle sue origini il suo futuro. Una donna che ha usato la sua danza per comunicare con il mondo e con sé stessa, a volte anche per sfuggire ad una realtà non facile. Ecco a voi: Johanna Najla!
Come è nata la passione di Johanna?
Eleonora Amira: La prima domanda è quasi d’obbligo: quando e come è nata la tua passione per la danza del ventre? Considerando le tue origini, possiamo dire che è qualcosa di innato per te oppure hai imparato quest’arte con degli studi?
Johanna Najla: Sicuramente, come ogni cosa nella vita, c’è un punto di inizio e nel mio caso sì, c’è anche qualcosa di innato e naturale.
Sono originaria del Libano e dando uno sguardo ai ricordi della mia infanzia mi vedo quando danzavo e cantavo per intrattenere le persone intorno a me, la mia famiglia, ma sopratutto me stessa.
Ricordo quei giorni con il cuore pieno di emozioni e sensazioni senza fine; vengo da un paese che è stato sotto tensioni e conflitti per anni ed i singoli momenti in cui potevo scappare dalla realtà che mi circondava erano quelli fatti di musica e danza. Ho pensato che avrei potuto intraprendere seriamente la strada della danza quando ho visto la reazione delle persone intorno a me, erano felici di vedermi! Mi sentivo come incaricata di una missione: se potevo entrare in dialogo con loro forse avrei potuto farlo anche con un numero maggiore di persone.
Credo sia stato questo il mio punto di inizio, che mi ha resa tenace nel perseguire un percorso che prosegue tutt’ora.
Conosciamola meglio…
E.: C’è stata una ballerina in particolare che ha influenzato di più la tua danza?
J.: Beh, sicuramente ho avuto un passato artistico molto versatile perché ho iniziato a studiare danza classica, jazz, contemporaneo, hip hop, tip tap, reggaton, danza del ventre.. Come artista ho avuto la possibilità di muovermi tra tante persone stimolanti. Essere ispirata da qualcuno non necessariamente significa che l’ispirazione ti definisca poi come persona o cambi il tuo modo di danzare, ma certamente hai bisogno di essere motivato da grandi persone affinché questa grandezza arrivi a te. Qualche nome che potrei fare, sicuramente la mia carissima amica Assia Guemra, Sergei Polunin, Isadora Duncan, Pina Baush, Alvin Ailey, Ushio Amagatsu, Don Campbell, Samia Gamal (ma l’elenco potrebbe continuare a lungo!)
La danza del ventre e la musica metal
E.: Ciò che ti contraddistingue (e ci rende simili) sono sicuramente le numerose collaborazioni con la musica metal. Come è nata questa fusione?
J.: In realtà ho iniziato a fondere la danza del ventre con la musica metal tantissimi anni fa. Mi è sembrato quasi ovvio, quando ho iniziato ad ascoltare la musica metal, divertirmi nell’esprimerla: guidata da questa musica potevo materializzarla attraverso la danza. Posso far vibrare la grazia e la femminilità attraverso una musica totalmente liberatoria: mi piace molto.
Devo lavorare intensamente per dare senso alla musica e creare nuovi passi e sequenze che siano il più fedeli possibili con la musica. Questo nuovo genere, di cui posso ritenermi pioniera, mi ha permesso di fare un passo in più, in quanto ho potuto esibirmi accanto ad importanti band come gli Epica, Mayan, Moonspell, Motorhead, Orphaned Land, Therion, Leaves Eyes, Atrocity, Arcturus, Marty Friedman e così via.
E.: Cosa ti trasmettono, in termini di emozioni, i concerti metal paragonati agli tipi di esibizioni di danza del ventre?
J.: Direi che c’è un pubblico differente, la folla è lì per vedere la band e quando entro sul palco, come ospite, adoro vedere il loro stupore. Non do mai niente per scontato e quando porto in scena qualcosa di inaspettato mi piace sfidare il pubblico e se loro apprezzano mi sento fortunata, in quanto legittimano la mia presenza come ballerina orientale in uno spettacolo metal.
Il pubblico delle serate di danza del ventre è più concentrato su ogni singolo passo o movimento e può incitarti e sollevarti di morale esattamente come il pubblico di un concerto metal quando lancia qualche “hellyeah” nell’aria.
Potrei quindi dire che sia negli spettacoli di danza, sia nel concerti metal mi sento allo stesso modo perché fin tanto che con gli spettatori ci scambiamo queste emozioni reciprocamente io mi sento soddisfatta.
Il segreto di Johanna
E.: C’è un rito particolare che rispetti prima di una tua esibizione?
J.: Sì, la prima cosa che faccio è bere molta acqua, poi preparo in maniera meticolosa i miei abiti ed uso dell’olio di arnica per massaggiare i miei piedi. Ovviamente mi scaldo e quando sono pronta sistemo i capelli ed il trucco, che richiedono molto tempo ed è in questo momento che posso concentrarmi e svuotare il mio spirito prima di uno spettacolo.
Inoltre controllo che tutto sia perfettamente in ordine nel mio outfit. Ripeto nella mia testa o mentalmente le mie coreografie, dico una piccola preghiera a Dio e poi “yalla”, sono pronta!
La danza e le tensioni sociali e religiose
E.: Una cosa che mi ha sempre colpito durante i concerti con gli Orphaned Land è quando tu e Kobi unite la bandiera israeliana e quella libanese, lanciando così un importante messaggio che ci lascia riflettere. Come vivi personalmente queste tensioni politiche e religiose? Come ti sei sentita dopo l’attacco al Bataclan a Parigi considerando che tu hai danzato in quel locale, proprio durante un concerto metal?
J.: Non voglio parlare troppo delle proteste successe 5 anni fa, perché si sono creati dei fraintendimenti e dei problemi con i giornalisti che hanno usato le mie parole impropriamente.
Vorrei dire solo che gli Orphaned Land ed io siamo vicini e condividiamo una storia comune, triste e drammatica. Siamo però parte di una nuova generazione che, seppur i conflitti persistano, vuole andare oltre e superare ciò che è accaduto. Quello che accade quando condivido con loro il palco è una sorta di messaggio di pace, un’unione tra artisti pacifici e desiderosi di mostrare al mondo che tutti siamo parte di un’unica cosa, nonostante le nostre storie, razze o esperienze sociali . (Johanna usa il termine “we are all ONE riferendosi al brano “all is one” degli stessi Orphaned Land che ha proprio questo significato, ndr)
Riguardo il Bataclan, ne parlavamo proprio al Wacken con i ragazzi, dato che anche loro ci hanno suonato, avremmo potuto esserci noi lì, in quel momento e così anche altri colleghi musicisti. Le emozioni sono molto intense quando immagino quell’orribile evento. Quello che è successo è disumano, sopratutto considerando che Dio non ha mai chiesto di uccidere in suo nome, sono solo gli uomini che uccidono altri uomini, non potrei dire altro se non che sono disgustata.
Grazie per aver affrontato un tema così delicato. Torniamo alla danza? Facciamo un piccolo botta e risposta per conoscerti meglio e imparare qualche curiosità su di te!
Botta & Risposta
E.: Qual è il tuo colore preferito quando danzi? E perchè?
J.: Rosso, anche se amo tutti i miei abiti colorati. Rosso perché si abbina bene con il tono della mia pelle, simboleggia la passione e colpisce la luce benissimo sul palco.
E.: Qual è l’accessorio di danza che ti rappresenta maggiormente e perché?
J.: Le ali di Iside, perché rappresentano libertà e protezione. Quando le uso, ed è ciò che dico anche alle mie allieve, vedo le ali non come un elemento da aggiungere alla danza, ma come un’estensione delle proprie braccia. Così è come le percepisco io.
E.: Qual è la tua canzone preferita su cui danzare? Ha un significato particolare per te?
J.: Difficile sceglierne una, ma se dovessi scegliere una canzone che tengo proprio a cuore direi Habaystak bisayf di Fairouz. Perché lei è la mia cantante preferita e significa molto per chi è cresciuto in Libano. La canzone, poi, di per sé è eccezionale.
Il consiglio di Johanna Najla
Eleonora Amira: Siamo giunte alla fine di questa chiacchierata e ti ringrazio per il tuo tempo e la tua disponibilità. Cosa consiglieresti alle ballerine che ti ammirano?
Johanna Najla: Prima di tutto, se mi vedete come un esempio e vi piace il mio lavoro: grazie infinite, non c’è niente che possa paragonarsi al sentire il supporto delle persone. Scalda il cuore e ti fa sentire onorata per ciò che fai.
Detto ciò, noi viviamo in un mondo dove ci sono molte persone false, bugiarde e che tendono a copiare gli altri, anche nella danza, lo saprete, c’è tanta competizione. Quindi se posso darvi un consiglio, siate sempre vere, genuine, sincere e fate le cose per voi stesse. Siate precise nel vostro ambito, fate esperienza e quando trovate il vostro percorso fatto di verità, seguitelo!
Ultimo, ma non meno importante, io amo aiutare gli altri, quindi se posso darvi maggiori consigli o pareri sul vostro lavoro, non esitate a chiedere!
Video di Joahnna Najla
Ed eccola la meravigliosa Johanna Najla, ecco la sua danza, ecco la sua energia:
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