Dentro e fuori il festival dell'oriente

Dentro e fuori il Festival dell’Oriente

Per oggi niente consigli, oggi vi racconto una storia. Ho avuto qualche giorno per riprendermi, per riflettere, per capire se tutto era vero, e sì, lo è stato. Vero e bellissimo. Oggi vi racconto la mia esperienza al Festival dell’Oriente, lo farò dalla prospettiva della visitatrice e lo farò dalla prospettiva dell’artista.

Una sorta di nostalgia, di “mal d’Oriente”, ecco cosa resta del Festival dell’Oriente.

Ascolto ancora quelle musiche nella testa, ripercorro nella mente gli sguardi che mi sono rimasti dentro, rievoco nella memoria i sapori e profumi che questo Festival mi ha regalato.

Festival dell'Oriente
Festival dell’Oriente

Vi racconto il mio Festival dell’Oriente

Non c’è niente di più bello che totalizzarsi in un’esperienza. E questo ho fatto prima a Roma, da spettatrice, e poi a Milano, da “artista”.

È bello sapere che in Italia ci sia un evento così importante che si ripete e lo fa sempre con maggior successo.

Se dovessi descriverlo in breve direi che è la possibilità di viaggiare senza spostarsi da dove si vive. È la possibilità di mischiare l’occidente con l’oriente, è la possibilità di crescita ed unione. Ecco sì, lo descriverei così.

Quando mi è stato proposto di partecipare (da Elisa Scapeccia, con le Hafla Dancers) a questa manifestazione sapevo, pur non essendoci mai stata prima, di cosa si trattasse. Quindi un sussulto di felicità si è appropriato di me sia per l’esperienza in sé sia per l’onore di essere per una volta associata alle Hafla Dancers. Non una compagnia qualsiasi, ma “la” compagnia di danza orientale che meglio rappresenta  noi ballerine di danza orientale anche all’estero.

Ecco che senza pensarci due volte ho detto sì e, prima di partire, sono andata a vedere tutto ciò che avrei vissuto anche io da lì a poco.

Tra il vedere il Festival dell’Oriente e viverlo c’è un’immensa differenza ed oggi parleremo proprio di questo.

Festival dell’Oriente, Roma

Già dal parcheggio si respira l’entusiasmo e la positività: famiglie, coppie, gruppi di amici, tutti diretti alla Fiera di Roma, ben 4 Festival differenti ad accogliere gli ospiti. L’Oriente è quello più affascinante. Pieno di stand, di gioielli, di spezie, di lanterne colorate, abiti in seta indiana. Chi offre massaggi, chi assaggi.

Festival dell'Oriente
Festival dell’Oriente

Chi ti saluta, chi ti sorride e tu vieni catapultato in un’altra dimensione.

Ci sono diversi palchi. Su tutti si alternano gli artisti, quindi puoi ritrovarti ad ammirarne tanti diversi o rivedere quelli che ti hanno colpito di più. Tutti donano energia pura e sono pieni di bellezza, precisione, entusiasmo. Assistiamo agli spettacoli di danze indiane, thailandesi, cerimonie giapponesi, riti sciamanici, samurai che cantano, gruppi di musicisti, la dolce Mirea con la sua voce, i tamburi giapponesi e poi arrivano loro, le Hafla Dancers e me le vedo (e rivedo) ballo con loro nella mente ad ogni colpo di percussione, ad ogni frusta di capelli. Sono belle, statuarie, piene di energia.

(ma io sarò veramente all’altezza tra qualche settimana di stare al loro fianco?)

Presa da questi pensieri non mi fermo, mi lascio trascinare da questo vortice bellissimo. Si mangia, si corre da uno stand all’altro, un po’ di disorganizzazione varia per il prelievo al Bancomat (guardiamo il lato positivo, si risparmia un po’), tanta gente, si giunge a sera e si esce dalla fiera, sei a Roma e non sembrava. 

Lo avevamo dimenticato in quel mix di profumi e colori, di persone, di etnie, di scoperte.

Respiri e pensi che tra meno di un mese.. tocca a te..!

La preparazione al “mio” Festival dell’Oriente

Elisa me lo aveva detto, “sono 2 coreografie ed ognuna è di 20 minuti”, io lo sapevo benissimo. Eppure dico sì, è troppo forte la voglia di imparare da lei, di studiare accanto a loro e di esibirmi come “Hafla”. Quando iniziano le prove costanti, assidue, in tutti i ritagli di tempo, inizio a realizzare che quei 40 minuti di coreografia sono da imparare tutti in meno di un mese e quindi l’unica alternativa che ho è: riuscirci.

Impossibile? No, come sempre nella danza questa parola non esiste e così io, la ballerina avversa alle coreografie, ho deciso di farcela. Perché se vuoi una cosa, parliamoci chiaro, la ottieni.

Non è stato facile, perché in questo stesso mese ci sono stati vari ed eventuali ostacoli che hanno reso tutto ancora più complicato eppure le prove proseguivano. Grazie all’aiuto e la totale disponibilità di Elisa e di tutte le ragazze che ritagliavano il loro tempo per seguirmi. (non ringrazierò mai abbastanza tutte loro per quanto hanno fatto in quei giorni)

Mi hanno aiutata a ripassare, mi hanno rassicurata nei momenti dove la preoccupazione prendeva il sopravvento, ma sopratutto mi hanno fatto sentire parte di un qualcosa di bello, dove se c’è una difficoltà, si supera insieme.

Tempo di realizzare tutte queste cose ed il 31 maggio arriva.

Festival dell’Oriente, Milano

Sul treno inizio ad avvertire quell’adrenalina tipica che si avverte prima di un’esibizione, questa volta è mista a paura, paura data anche dal non sentirmi totalmente pronta per affrontare questo evento, di poter essere reputata non all’altezza per via della preparazione concentrata ed accelerata, ma il tempo di pensare non c’è, ecco quindi che si arriva in albergo, una prova rapida in stanza, ci si addormenta e.. si comincia!

Comincia il 1 giugno questo “viaggio”. E quante cose ho capito che da visitatrice non potevo neanche immaginare.

La giornata inizia facendo colazione con tutti gli artisti, tutti riuniti, struccati, senza abito di scena. Sono solo avvolti dalla loro bellezza naturale e sono belli, sì, perché gli artisti, tutti, hanno una luce diversa negli occhi, la riconosci se li guardi: vivono per una passione e traspare sempre, anche senza make-up, paillettes e brillantini. Una ricarica di energia e si parte.

Quando sono lì, si ferma il fiato. Il primo passo su quel palco e realizzo che è tutto vero. Inizio ad entrare nelle dinamiche del festival e comprendo bene che se si possono rivedere gli artisti è perché gli spettacoli sono tanti e ci si alterna sui vari palchi. Da visitatore neanche lo immagini quanto un artista possa camminare tra i padiglioni, per arrivare da un palco all’altro.

Tra uno spettacolo e l’altro si chiacchiera, si conoscono gli altri artisti, si guardano gli spettacoli con curiosità e fame di conoscenza, ci si riposa un po’, ci si riscalda, si ride.

Tutti quelli che avevo ammirato a Roma, sono lì, con me. La dolcissima Mirea, i musicisti “vestiti di blu”, i Masa-Daiko, i samurai, lo sciamano, le bellissime Thailandesi, i ballerini di bollywood, di danza indiana, di banghra, c’erano i cerimonieri, i pittori, tutti i ragazzi dello Sri-Lanka, i presentatori, i ragazzi degli stand, nominarli tutti è praticamente impossibile, ma c’erano tutti e tutti mi hanno regalato qualcosa, nel guardarli, nel parlarci, nel vederli esibire.

Visitatori ed artisti

Hafla Dancers
Festiva dell’Oriente

Perché quando sei un visitatore, non ci pensi che tutta quella gente vive di emozioni, vedi lo spettacolo e ti fai coinvolgere, ma non sai cosa c’è dietro, non sai che ci sono delle risate, delle battute, a volte qualche lacrima, un dolorino di troppo, un momento di incertezza, uno di sconforto, tanti momenti di felicità incontenibile, tanti applausi per sostenersi a vicenda, abbracci, canti in coro.

E questo, se sei un visitatore, no, non lo sai.

L’artista è lì per il pubblico, per il fotografo in cerca dello scatto perfetto, per il bambino che simula le sue mosse da sotto il palco, per l’applauso anticipato da qualcuno che ha gradito più degli altri.

L’artista è lì, vede tutto questo. Il visitatore, questo non lo vede: lui è lì per l’artista, il visitatore è il fotografo che cerca lo scatto perfetto, è il bambino che simula le mosse da sotto il palco, i visitatori sono la signora o il ragazzo che non si sono tenuti dal battere le mani prima di tutti gli altri. Il visitatore, neanche lo immagina quanto è importante ciò che fa. Se l’artista è lì è anche per lui, è per ognuno di loro.

E forse il Festival dell’Oriente è proprio questo, tutto un legame di persone, tra artisti e visitatori, tra artisti e presentatori, tra visitatori e standisti, artisti e standisti. Forse sono questi legami che fanno la forza del Festival dell’Oriente, sono queste dinamiche che rendono grande l’evento.

Il rientro a Roma

Ed io è tutto ciò che mi sono riportata a Roma, con qualche rimprovero verso me stessa per non essere stata perfetta, con qualche rimprovero per aver avuto un po’ troppa paura,

Eleonora Amira
Eleonora Amira

sopratutto i primi giorni.

Sono però fiera di esserci riuscita, di aver realizzato un sogno, di aver messo tutta me stessa in ogni singolo spettacolo e di aver potuto soprattutto vivere l’emozione di essere anche “dall’altra parte”.

A Roma ho riportato anche il sorriso, dato da un’esperienza bellissima, da bellissime conoscenze e ho riportato tanti insegnamenti.. che vi svelerò presto in un nuovo post!

 
Un grazie a chi mi ha sostenuta, uno a chi mi ha permesso tutto ciò, uno a te che hai letto tutto fin qui ed uno particolare ai fotografi che mi hanno concesso l’uso dei loro bellissimi scatti per il racconto di questa storia (Vi consiglio di ricercare altri scatti magici su questo sito: darkshinephotography.weebly.com )

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